Le difficoltà di linguaggio comprendono una grande categoria, dove vi possono essere disturbi molto vari tra loro, sia per origine, sia per gravità. Sono compresi:
- bambini che ai 24-30 mesi hanno un’acquisizione del linguaggio molto lenta, che si esprimono poco e spesso in maniera poco comprensibile. Utilizzano generalmente parole singole e non creano ancora frasi di due parole (es. mamma pappa);
- bambini che nonostante buone acquisizioni su tutti gli altri aspetti e quindi anche un buon livello intellettivo, nel linguaggio presentano un ritardo rispetto alla norma, compiono sistematicamente errori nelle parole, possono risultare poco comprensibili o sostituire sistematicamente alcuni suoni con altri;
- bambini che presentano sindromi o quadri specifici che si caratterizzano anche per ritardo di linguaggio (es. sindrome di Down, autismo, ecc);
- bambini con difficoltà prassiche, cioè di programmazione del movimento: possono incidere sulle abilità di masticazione e di linguaggio;
- bambini che all’ultimo anno della scuola dell’infanzia presentano ancora alcune parole pronunciate male (es. “r” al posto di “l”, “s” omessa davanti alla consonante, es. “tella” per “stella”);
- difficoltà ad articolare suoni specifici (es. /s/). Spesso ciò si lega anche a difficoltà di respirazione, molte volte orale invece che nasale e presenza di deglutizione atipica e/o malocclusione dentale, da seguire in collaborazione con un ortodontista.
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