Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono chiare in materia: per i bambini da 0 a 2 anni è vietato essere esposti in maniera passiva ad uno schermo; dai 2 ai 4 anni non si deve mai stare per più di un’ora al giorno a guardare la televisione, il cellulare o il tablet; dai 6 ai 10 anni la soglia critica si ferma a 2 ore. La ragione è che il tempo trascorso davanti a questi dispositivi può danneggiare i bambini essendo correlato con sovrappeso, obesità, problemi di sviluppo motorio, cognitivo e di salute psico-sociale.
Ma cosa succede nello sviluppo della comunicazione?
Parlare con i bambini può sembrare un’attività facile ma nella vita frenetica delle famiglie possono esserci numerosi elementi d’interferenza. È perciò importante identificare fattori all’interno dell’ambiente domestico che possono interrompere le opportunità di comunicazione. Un crescente numero di studi sta indagando il fenomeno della “tecnoferenza” ovvero quanto e come il tempo trascorso davanti ai dispositivi tecnologici influisca sulle competenze d’interazione nella prima infanzia. Approfondendo le indicazioni dell’OMS, secondo le quali i bambini sotto i 2 anni non dovrebbero essere esposti agli schermi, emerge che prima dei 22 mesi i bambini non siano in grado di apprendere nuove parole tramite la visione di un programma televisivo, ma che possano imparare termini uguali o simili se esposti nel loro ambiente naturale. Parallelamente l’Accademia Americana di Pediatria afferma che l’esposizione precoce potrebbe avere un impatto negativo sul linguaggio e sulle funzioni esecutive poiché il concetto di doppia rappresentazione si sviluppa intorno a due anni di età e senza questa abilità i bambini sono incapaci di distinguere la realtà da ciò che accade nello schermo, causando loro dei conflitti a livello cognitivo nell’elaborazione dei regni esperienziali. Altri autori osservano che l’uso dello smartphone da parte dei genitori diminuisce la loro responsività e attenzione nella conversazione con i figli, inoltre vengono fornite risposte più dure e sono impoverite le comunicazioni non verbali.
Un recente studio ha analizzato dati longitudinali raccolti in bambini tra i 12 e 36 mesi di età e ha osservato un'associazione negativa tra tempo di esposizione passiva allo schermo e 3 misure di conversazione genitore-figlio: parole dell’adulto, vocalizzazioni infantili e giri di conversazione. Conti alla mano a questi bambini potrebbero mancare circa 397 parole adulte, 294 vocalizzazioni e 68 giri di parola all’ora. Queste stime al momento sono un dato da interpretare tramite studi futuri poichè è plausibile che una variazione significativa dello sviluppo comunicativo nel bambino possa avvenire solo dopo una certa soglia critica di esposizione agli schermi.
Altre pubblicazioni rivelano invece effetti positivi della tecnologia, quando utilizzata in maniera consapevole: un potenziale valore educativo, l’espansione del vocabolario, l’esposizione a diversità culturali e linguistiche, la possibilità di tenerli occupati in modo sicuro. Per usufruire di questi vantaggi è indispensabile tenere conto non solo dei tempi di esposizione indicati dalle linee guida, ma anche dalle modalità di presentazione: gli adulti devono assicurarsi che i loro figli abbiano accesso a contenuti appropriati all’età e preferire alla visione indipendente la co-visione con il care-giver.
In sintesi
La letteratura suggerisce che il tempo di esposizione ai dispositivi tecnologici è un potenziale elemento da tenere in considerazione in prospettiva di un intervento sull’ambiente domestico a favore dello sviluppo delle competenze comunicative. Le implicazioni devono essere considerate, tuttavia, nella realtà della vita familiare attuale. È irrealistico presumere che tutte le famiglie possano semplicemente smettere di usare schermi con i loro bambini. Invece, programmi e politiche d’intervento potrebbero concentrarsi su modi per incoraggiare le famiglie ad utilizzare questo tempo come un'opportunità per l'interazione con il loro bambino. Il concetto di co-visione interattiva sta diventando una strategia sempre più popolare, dimostrando miglioramenti nei risultati linguistici dei bambini, creando la possibilità per il genitore di utilizzare la tecnologia a scopo educativo. Quando il coviewing interattivo non è possibile, occorre invece accertarsi che i programmi siano adatti all'età.
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