Esiste una fase dello sviluppo linguistico dei bambini che spesso comporta lo svilupparsi di una balbuzie cosiddetta di “rodaggio”. Con questo termine si intende una difficoltà che si sviluppa a causa di un sovraccarico sul bambino, che fatica a gestire il lessico crescente e le nuove abilità linguistiche che si stanno via via consolidando. Si stima che il il 5% dei bambini balbetti almeno una volta nella vita, il 4% recupera naturalmente e solamente l’1% evolve in balbuzie persistente. Molti bambini passano quindi attraverso questa fase di rodaggio, dove si presentano delle “disfluenze” considerate fisiologiche; non sempre quindi ci si deve allarmare se il bambino inizia a spezzettare, ripetere o prolungare le sillabe che formano le parole. Vediamo ora nel dettaglio quali sono i “campanelli di allarme” e i fattori di rischio che possono invece farci pensare che il disturbo possa rimanere nel tempo.
Uno dei primi fattori da considerare è il genere, poiché i bambini maschi hanno più probabilità di sviluppare una balbuzie persistente e se in famiglia si hanno altri casi di persone che balbettano la probabilità è più elevata. Il secondo aspetto è l’età del bambino nel momento in cui la difficoltà si presenta: infatti, sebbene i genitori siano spesso molto preoccupati quando le prime disfluenze appaiono molto presto, in realtà questo è un segnale positivo, poichè prima appaiono le balbuzie, più è probabile che siano fisiologiche e che scompaiano del tutto. Solitamente queste disfluenze dovrebbero però scomparire entro 6-12 mesi dalla comparsa e dovrebbero migliorare con il tempo. Se questo non avviene, la probabilità di recuperare in modo spontaneo diminuisce. Infine, un fattore fondamentale è il temperamento del bambino, in particolare le modalità di reazione alle difficoltà e alle preoccupazioni: un bambino che per carattere è molto tranquillo e non soggetto a facile preoccupazione avrà più probabilità di reagire in maniera positiva alla difficoltà. Una reazione negativa, invece, comporta ansia e agitazione che solitamente aumentano il numero di disfluenze, che a loro volta aumentano lo stato di preoccupazione, portando il bambino in un circolo vizioso.
A questo proposito è importante sottolineare che i genitori non hanno nessuna colpa: esiste una predisposizione genetica alla balbuzie che viene influenzata da diversi fattori individuali e ambientali. I genitori però hanno l’importante compito di divenire dei facilitatori: i bambini prendono come modello le figure adulte a loro vicine, quindi i genitori possono essere un prezioso supporto, facendo attenzione ad evitare comportamenti scorretti e creare un contesto famigliare rassicurante e sereno.
Ecco alcuni consigli utili:
È fondamentale che non venga passato il messaggio che “balbettare è sbagliato”. Se il bambino sente una forte preoccupazione da parte dei genitori, che magari gli chiedono di non farlo più o gli dicono di stare tranquillo e rilassato quando la loro faccia esprime tutt’altro che tranquillità, si avrà una sensazione di disagio, il bambino penserà di sbagliare e l’ansia di balbettare porterà un maggior numero di momenti di difficoltà.
Infine, non è vietato parlare delle difficoltà con il bambino, ma quello che non si deve assolutamente fare è mostrarsi spaventati e preoccupati davanti a lui. I bambini sono spesso consapevoli di avere della difficoltà ma le esprimono a loro modo; possono ad esempio dire che “sembra che le parole non vogliano uscire” oppure che “ogni tanto è difficile parlare”. È importante accogliere le osservazioni del bambino e tranquillizzarlo.
Un altro aspetto importante è quello di adattare il nostro modo di parlare, rallentando il ritmo, facendo molte pause, utilizzando un linguaggio adeguato al bambino. Sarà importante rispettare i turni comunicativi, lasciare un tempo adeguato al bambino per esprimersi e rispondere alle domande senza mettergli fretta o finire al suo posto parole o frasi. Si deve avere pazienza nei momenti di balbuzie, senza agitarsi o mostrarsi, lasciando che il bambino finisca la parola/ frase senza pressioni.
È utile avere dei momenti “speciali” durante la giornata in cui ci si dedica completamente al bambino, lo si ascolta “attivamente” dedicandogli del tempo in cui può sentirsi libero di parlare e balbettare.
Infine, è fondamentale dare più peso ai momenti di corretta fluenza rispetto ai momenti di difficoltà, utilizzando commenti positivi come ad esempio “come hai detto bene questa parola” o “sei stato proprio bravo a dire questa frase” invece che commenti rispetto alla balbuzie come “parla lentamente”, “fai un bel respiro”, “rilassati, stai tranquillo”.
Se si hanno dubbi e preoccupazioni, è sempre utile un confronto con un professionista che possa consigliare e valutare l’eventuale necessità di un percorso di supporto per il bambino.
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